“Mi sento tanto gonfia”, “Sono intollerante a…”, “Devo fare delle analisi..” ecc.
Spesso si collegano l’aumento e la perdita del peso alle intolleranze alimentari.
Le intolleranze alimentari fanno ingrassare?
In primis, è necessario differenziare un’allergia alimentare da un’intolleranza alimentare.
Intolleranza vs allergia!
L’intolleranza alimentare è l’incapacità del corpo di assimilare uno specifico alimento a causa di una mancanza di determinati enzimi.
Questo porta, a livello intestinale, ad una difficoltà di assorbimento che a sua volta altera la digestione e il trasporto dei nutrienti.
A differenza delle allergie alimentari, le intolleranze non coinvolgono il sistema immunitario, e si manifestano in diversi modi dopo ore dall’assunzione del determinato cibo.
L’allergia alimentare, invece, colpisce solamente il 4-5% della popolazione, e compare quando il sistema immunitario vede un determinato alimento come una minaccia per la salute della persona, scatenando diverse reazioni.
A differenza dell’intolleranza, come detto poco fa, per scatenare una reazione allergica basta invece una minima dose per avere sintomi come reazioni cutanee, gonfiore, vomito, mal di pancia, diarrea e a volte anche problemi respiratori, e, in casi più gravi, shock anafilattico, comparendo pochi minuti dopo l’ingestione dell’alimento.

Possiamo dire quindi che siano reazioni agli alimenti tutte e due, ma di tipologia ed entità diverse.
Chiarito ora la differenza tra i due, la domanda principale è: se sei intollerante ad un alimento, farai più fatica a perdere peso o ti porterà ad ingrassare?
La reazione infiammatoria di un’intolleranza alimentare dopo il consumo di un alimento provoca spesso gonfiore, ed è questo che porta il peso sulla bilancia a salire leggermente.
Alcuni studi sostengono che l’unico collegamento tra intolleranze alimentari e aumento del peso sia dato dal fatto che la reazione ad alcuni alimenti da vita ad infiammazioni che portano alla produzione di più insulina.
Questo porta il nostro corpo ad usare meno energie assunte tramite il cibo favorendone invece il deposito sotto forma di tessuto adiposo (grasso).
Basta un semplice stile di vita sano ed equilibrato per contrastare l’effetto negativo che può avere l’insulina su di noi.

L’opposto di questo primo ragionamento invece è il fatto si pensa che, eliminando alcuni alimenti dalla propria alimentazione, si vedrà il peso scendere e quindi, si dimagrirà.
Beh, parliamone!
Quali sono gli alimenti che più spesso provocano fastidi intestinali?
Non si tratta mai di riso in bianco, insalata… Bensì latte, formaggi, pizza, pasta, biscotti, ecc. Tutti alimenti con un alto contenuto calorico, che oltretutto vengono mangiati in grande quantità.
Se smetto di mangiarle dimagrisco? Certo. Ma questo non dipende dal fatto che tu ne sia intollerante o meno.
Se prendiamo una persona intollerante e una non, e tutte e due smettessero di mangiare lo stesso alimento, otterrebbero esattamente lo stesso risultato.
Non c’è quindi correlazione tra intolleranza e aumento di peso, anzi, il più delle volte i disturbi gastrointestinali portano ad una perdita di peso.
Non cerchiamo sempre le scorciatoie.
Se non ci vediamo bene allo specchio è insensato correre subito a cercare un colpevole, una “possibile” intolleranza.
Cerca di correggere il tuo stile di vita, segui un’alimentazione stilata da un professionista e allenati!
Come rilevare qualche intolleranza alimentare?
Capire se si è intolleranti a qualche alimento non è sicuramente facile, soprattutto perché si manifestano in mille modi diversi su ognuno di noi.
Si può riconoscere un’intolleranza da sintomi tipici come gonfiore addominale, diarrea, stitichezza, nausea, vomito e digestione lenta. Rispetto ad un’allergia sono meno acuti e la loro gravità dipende dalla quantità assunta.
Ovviamente in questi casi la cosa migliore è affidarsi a medici e professionisti esperti per una diagnosi.
Quali intolleranze esistono e come si possono trattare?
Le intolleranze alimentari riconosciute a livello scientifico sono:
- Intolleranza al lattosio (lo zucchero contenuto nel latte e derivati)
- Intolleranza al fruttosio (di solito di tipo ereditario)
- Favismo (alimenti come fave e piselli)
- Celiachia (intolleranza permanente al glutine, contenuto in molti cereali)
(N.B: La celiachia non è propriamente un’intolleranza, perché molte volte coinvolge il sistema immunitario, quindi, si può considerare anche nella categoria “allergia”)
Le reazioni che si hanno con alimenti come pomodori, melanzane e pesche ecc. non rientrano nelle intolleranze, ma sono alimenti che portano infiammazioni e squilibri a livello intestinale, creando qualche “scompenso”, piuttosto.
Come gestire le intolleranze?
Molto spesso viene proposta una dieta restrittiva escludendo alcuni alimenti (yogurt, formaggi, pane, pizza, ecc..) per un lungo periodo.
Ma non è la soluzione corretta.

Non sempre quando pensiamo di essere intolleranti ad un alimento realmente lo siamo.
Dunque perché rinunciare a qualcosa senza che ce ne sia la concreta necessità?
In più, anche di fronte a una reale intolleranza, perseguire diete di esclusione così severe può avere conseguenze non proprio felici sulla salute e sulla qualità della vita.
L’esclusione di alcuni alimenti può portare a carenze nutrizionali e malnutrizione, da sempre nemiche numero uno di quell’alimentazione equilibrata che si consiglia sempre di adottare.
Per non parlare poi dell’aspetto psicologico di rinunciare a determinati cibi…
Quindi ci devono essere valide motivazioni, indicate talvolta dal medico, per escludere determinati alimenti dalla propria dieta.
Può però accadere, che anche con un’alimentazione corretta, sana ed equilibrata, i fastidi tipici delle intolleranze rimangano.
In questo caso, potremmo essere in presenza di una reale intolleranza alimentare e può essere necessaria una dieta mirata per correggere i disturbi.
Attenzione però: sono bandite le diete fai-da-te!
Soprattutto in questi casi è fondamentale rivolgersi ad un professionista esperto, che sceglierà la soluzione ideale in base alla situazione.